Il Castello di Sammezzano non entra più nei "7 Most Endangered"

Il Castello di Sammezzano in  Toscana, è un unicum di architettura islamica in Italia. Bene culturale di alto valore, purtroppo non fruibile e non valorizzato.




Quest'anno in particolar modo l'Europa sembrava aver compreso la difficoltà del castello che vive tutt'oggi nell'attesa di interventi che chiedono un finanziamento adeguatocandidandolo nell'elenco dei beni culturali a rischio nel programma "7 Most Endangered" che prevede missioni di salvataggio da parte di specialisti di beni culturali e di un finanziamento economico della Banca Europea degli Investimenti. 
Purtroppo pochi giorni fa la notizia dell'esclusione del Castello dall'elenco dei sette e , secondo il movimento Save Sammezzano, tale esclusione sarebbe dovuta all'incertezza sulla proprietà.
Dunque Sammezzano tornerà di nuovo all'asta a partire dal 30 maggio con una base di 18 milioni di euro.

La Storia del Castello


Il Castello di Sammezzano  si erge nel comune di Reggello, nel Valdarno supriore tra Firenze ed Arezzo.
  
È esempio unico di architettura moresca in Italia, un’arte islamica nata in Spagna nel Califfato di Cordoba,  verso l’XI secolo. Fusione di tre diverse culture: romana, vandala ed araba. Il castello però anche se risale al ‘600, solo successivamente nell’800 fu ristrutturato in questo stile orientaleggiante. Il Valdarno è un territorio storicamente molto importante, via di comunicazione tra Firenze e Roma; nel 780 vi passò Carlo Magno, dopo aver sconfitto il re longobardo Desiderio, per rendere omaggio al Papa. Il castello dunque fu costruito nel 1609 per volere della nobile e ricca famiglia portoghese di origine spagnola: Ximenes d’Aragona, che si stabilì a Firenze per volere di Ferdinando I de’ Medici, visto che la famiglia aveva investito ingenti capitali nel Granducato di Toscana. Nella seconda metà del XVII sec. passò sotto la proprietà dei de’ Medici tanto che Cosimo I trasformò l’area intorno al castello in una riserva di caccia. 



Ma la trasformazione del castello di Sammezzano nell’esempio tra i più belli di arte moresca si avrà solo nella seconda metà dell’800, quando l’edificio verrà acquistato da un discendente della famiglia Ximenes D’Aragona, il marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona, deputato dell’appena nato Regno d’Italia, grande intellettuale, architetto e collezionista. Molte delle opere, oggi agli Uffizi, sono state una sua donazione e inoltre contribuì alle spese di molti lavori di riqualificazione di Firenze, durante il breve periodo in cui fu capitale del regno.

Ma l’opera più importante rimarrà il Castello di Sammezzano


Il motivo della scelta dello stile moresco per decorare gli ambienti è dovuto alla sua idea che l’arte Europea derivi da quella orientale. Non essendo mai stato in oriente chiamò artisti da quelle terre, chiedendo loro di dividere gli spazi in 365 stanze, quanti sono i giorni dell’anno, ed ognuna di essa decorata in modo diverso, anche il giardino presenta piante esotiche. Alla morte del Marchese il palazzo cadde in declino e nel 1990 fu trasformato addirittura  in un hotel di lusso. Nel 1999 fu venduto all’asta, dal Tribunale di Firenze ad una società inglese che lo fece cadere nel degrado. Oggi è il comitato FPXA, che si occupa di valorizzarlo, con aperture sporadiche. 
Una curiosità : al suo interno sono stati girati i video musicali della canzone di Dolcenera, dal titolo "Ora o mai più (Le Cose Cambiano)", e la famosissima  Vattene Amore , cantata in coppia da Amedeo Minghi e Mietta.

Da molti anni il Castello di Sammezzano è chiuso al pubblico in quanto proprietà privata ma, tramite la pagina facebook del comitato FPXA, vengono organizzate una serie di aperture al pubblico rese possibili dal lavoro dei volontari del comitato. Solo grazie al dialogo e alla collaborazione dei proprietari della struttura, occasionalmente, vengono organizzate queste visite guidate gratuiteCosì lamentano gli organizzatori del comitato, che organizza numerose attività legate al  castello e si  batte  , dunque, anche per una fruizione maggiore di questo bene:
<<Noi riusciamo ad organizzare qualche apertura su concessione della proprietà, facciamo del nostro meglio per permettere a più persone possibile di riuscire a vedere Sammezzano, più di così non è possibile, siamo solo dei volontari>>.
Quindi, nonostante l’imponente restauro risalente all’800, attualmente, il castello di Sammezzano è in una condizione di “abbandono” da parte delle autorità ministeriali; purtroppo è visitabile solo in occasioni organizzate ad hoc. Il castello in questione è un bene culturale privato e secondo il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, al proprietario sono imposti più divieti, relativi anche a questioni  di valorizzazione, tutela e fruibilità del bene, che effettiva attuazione di questa valorizzazione e fruibilità
Ci si chiede se non sia possibile fare qualcosa di più a livello normativo per il Castello di Sammezzano, che possa permettere un  più agevole godimento del bene ; la comunità del Valdarno chiede un’accessibilità maggiore. Le richieste sono tante e ciò è dimostrato sia dalla rapidità con cui si esauriscono le prenotazioni, quando si rende nota un’apertura straordinaria, sia dalle lamentele di quanti vorrebbero visitarlo ma ne sono impossibilitati. “Non plus ultra” o si può chiedere qualcosa di più? Possiamo comunque goderci, tutti, un bel tour virtuale del castello.



























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