La Giovine Storia Zoom: "Napoleone Bonaparte"

NUOVO ARTICOLO

"TOP 10" delle RESIDENZE e dei PALAZZI di NAPOLEONE


a cura di Marcello Cepollaro

Introduzione

Quando si parla della persona di Napoleone Bonaparte la gran parte dei pensieri va alle battaglie ed alle guerre. 

Di grande importanza è  stata tuttavia anche la scelta dei PALAZZI e delle RESIDENZE. Il motivo principale è  dato dal fatto che Napoleone aveva un innato e forte  legame CON LA SUA FAMIGLIA , per lui il dovere verso la patria e se stesso andavano di pari passo con il pensare alle necessità della famiglia. 

Sebbene benestante la FAMIGLIA BUONAPARTE ad Ajaccio aveva trascorso un forte declino a causa della politica corsa, e per tanto Napoleone, sin dai primi guadagni, iniziò ad inviare soldi ed anche a ben posizionare i propri familiari più vicini affinché  avessero un ruolo e dei  riconoscimenti. Su questo progetto, si mossero i suoi pensieri, e cioè che non solo le parole ma anche fatti e luoghi potevano e dovevano parlare dei Bonaparte, e così la scelta dei palazzi ebbe una importanza che sfociò in eventi privati e pubblici. 

In primis la scelta doveva puntare su ciò che lui definiva più consono alle necessità  ed agli impegni in particolar modo personali. Tuttavia, il carattere forte, determinato ed intransigente che in Napoleone crebbe sempre più nel corso del tempo determinarono asti e problemi, diremmo indiretti, rispetto alle questioni pubbliche e a al contempo anche queste ultime influenzarono la scelta di Napoleone delle sui palazzi. Facile scaturire che in una mente così  attiva come quella di Napoleone si andassero a disegnare una sorta di top ten , diremmo oggi, delle proprie residenze private e pubbliche,dalla preferita a quella odiata o a quelle, quanto meno, mai desiderata.

Facciamo dunque una veloce  analisi delle 10 residenze su cui Napoleone avrebbe molto da dire :

1. La MALMAISON 

Malmaison

Il castello della Malmaison
 fu acquistato da Giuseppina Beauharnais il 21 aprile 1799, mentre Napoleone era impegnato nella Campagna d'Egitto. Si trova a Rueil-Malmaison, un comune dell'Île-de-France. Al suo rientro a Parigi, Napoleone incaricò dei lavori di restauro gli architetti Percier e Fontaine.

Il nome deriva dal latino “mala mansio” ed è così denominato per essere stato un rifugio di pirati nel IX secolo. Tuttavia, il castello venne abitato da Napoleone e Giuseppina durante il consolato e tra il 1800 e il 1802, insieme al ben noto ed importante Palais des Tuileries che divenne sede del governo francese. 

Qui Napoleone concepì il famoso Codice Civile ed ebbe l'idea d'istituire la Légion d'Honneur, la quale, documenti archiviati, la definiscono come la loggia massonica creata da Bonaparte. Nel periodo d'oro, si susseguivano riunioni di lavoro, ricevimenti ufficiali e privati, si davano concerti e si organizzavano balli e giochi campestri a cui prendeva parte la buona società dell'epoca. 

Interno Malmaison
Durante l'Impero Josephine  continuò l'abbellimento del castello e del parco circostante e nel 1809, dopo il divorzio, vi stabilì lei in quella che è diventata la sua residenza definitiva. Durante questi ultimi anni, insoddisfatta delle rose che a quel tempo erano disponibili, le quali erano piccole e fiorivano solo per pochi giorni all'anno, fece piantare nei giardini della tenuta oltre duecento varietà di rose provenienti dalla Persia. 

Da queste venne in seguito isolata prima la “Rosa tea” e, successivamente, la “Ibrida perenne”, dai fiori doppi e rifiorenti e dalla quale discendono molte delle rose che attualmente sono in commercio. Una rosa fu chiamata in onore del castello di Malmaison, e delle sue 650 specie di rose, “Souvenir de la Malmaison”.

Qui, il 28 maggio 1814, Josephine inoltre ricevette lo Zar Alessandro, giunto a Parigi alla testa delle truppe della Sesta coalizione in seguito alla sconfitta e all'abdicazione di Napoleone. L'indomani un peggioramento improvviso delle condizioni di salute provocò la morte prematura di Josephine . La vicina chiesa di San Pietro e Paolo ne ospita le ceneri. Il castello divenne quindi proprietà di suo figlio il principe Eugenio di Beauharnais. Napoleone vi soggiornò un'ultima volta tra il 24 e il 29 giugno 1815, all'indomani della seconda abdicazione successiva alla battaglia di Waterloo, insieme a una buona parte della sua famiglia, prima della partenza per La  Rocheforte  e degli avvenimenti che lo condurranno poi all'esilio definitivo.

Josephine Beauharnais
La MALMAISON ebbe un'importanza privata nella vita di Napoleone in quanto cercata e desiderata da Josephine che con la sorella di Bonaparte, Carolina,  condivideva, prima del suo acquisto,  gli appartamenti presso il Palazzo dell’Eliseo. Ma  i  rapporti turbolenti tra Josephine e Carolina, da sempre la Bonaparte con un carattere ribelle, e i continui litigi e i molti silenzi tra loro,  comportarono silenzi lunghi tra loro che confluirono in uno stato di malessere riportato frequentemente alle orecchie dello stesso Napoleone , il quale, impegnato e distratto dalle mire personali, ne rimandava sempre la risoluzione. Josephine allora puntò sulla MALMAISON e con insistenza sul marito Bonaparte l’acquistò  al suo ritorno dall'Egitto.

Il primo posto scaturisce proprio da questo duplice effetto, da una parte essere la residenza che unisce la sfera privata, la  casa parigina di Napoleone e Josephine, e dall'altra l’aver determinato quel susseguirsi di scelte causate da azioni e reazioni tra la moglie e la sorella.

2. Les TUILERIES

Les Tuileries

 Ma se da un lato ci fu la scelta privata dall'altra ci fu la scelta pubblica. Napoleone scelse dunque il “Palazzo delle Tuileries” poiché al centro del luogo del potere di Francia ma distante dal potete monarchico. Da imperatore Bonaparte non poteva convocare i personaggi pubblici in quella che era stata la casa del console, decise quindi un palazzo più  consono ma che non appartenesse direttamente alla monarchia, il tattico Napoleone si guardò da subito bene a non scambiare i propri luoghi con quelli monarchici.


Il palazzo delle Tuileries (in lingua francese palais des Tuileries, /palɛ de tɥilʁi/) sorgeva dunque a Parigi in Francia sulla riva destra della Senna e visse frequentemente lì  fino al 1871, anno in cui venne distrutto da un incendio e in seguito demolito anche se con non poche polemiche e attacchi tra le due parti opposte. Quando Napoleone Bonaparte salì al potere come Primo console e poi come imperatore fece delle Tuileries la sua residenza pubblica consolare dove affrontare gli incontri di stato e quindi, successivamente, la residenza imperiale. Nel 1808 cominciò la costruzione di una nuova ala che collegò il palazzo con il Louvre creando così un grande cortile.

A seguito della scelta come residenza ufficiale di Napoleone, il palazzo venne ridecorato in stile neoclassico (stile impero) da Charles Percier e Pierre François Léonard Fontaine oltre che da alcuni dei più noti architetti e mobilieri dell'epoca, tra i quali l'ebanista Georges Jacob. A Pierre Paul Prud venne commissionata la ristrutturazione dell'appartamento della imperatrice Maria Luisa d'Asburgo-Lorena. Per la stanza nuziale dell'imperatrice disegnò i mobili e la decorazione degli interni in una rivisitazione dello stile greco antico.

Nel 1809, Jacob-Desmalter, principale fornitore di arredamenti dell'imperatore, cominciò a lavorare a una stanza da letto per l'imperatrice Giuseppina Beauharnais nel palazzo delle Tuileries. Purtroppo questo accadde quando l’assenza di Napoleone era costante nella MALMAISON a causa delle numerose liti tra i due coniugi, dunque la stanza però venne  usata alla fine dall'imperatrice Maria Luisa. Questo monumentale mobilio disegnato dall'architetto era impreziosito da numerosi intarsi in bronzo; il pannello centrale, in bronzo dorato, rappresentava la "Nascita della regina della terra alla quale Cupido e le dee fanno delle offerte" dello scultore Pierre-Philippe Thomire, su di un bassorilievo di Antoine-Denis Chaudet. Jacob-Desmalter completò il grande lavoro nel 1812 con due piccoli mobili, nello stesso stile, usando del legname non esotico.

Gran parte delle decisioni, degli scontri e delle manovre ebbero luogo nel ben noto studio di Napoleone che era raggiungibile sulla sommità dello scalone di entrata. Qui Napoleone mangiava mentre lavorava e mescolava gli incontri per poter agire prontamente su più piani nello stesso momento , tutto ciò ne fa delle Tuileries il palazzo da posizionare la secondo posto.

Les Tuileries dopo l'incendio
Il palazzo oggi non c’è più, venne demolito nel 1883 a causa dei danni subiti da un incendio causato da un assalto alla Tuileries di dodici uomini agli ordini dell’estremista Dardella durante la repressione della Comune (23 Maggio 1871) . Le rovine che vennero vendute ad un imprenditore privato per la somma di 33.300 franchi d'oro (approssimativamente 130.000 euro del 2005), nonostante le proteste del barone Haussmann e altri membri di circoli artistici parigini che dichiararono che l'operato del governo era un crimine contro l'arte e la storia di Francia.

La demolizione cominciò nel febbraio del 1883 e venne completata il 30 settembre dello stesso anno. Pietre e marmi del palazzo vennero venduti ai privati come ricordo. Al suo posto c’è un parco chiamato “I Giardini della TUILERIES.”

3.FONTAINEBLEAU

Il Castello di Fontainebleau
Il tempo passa per Bonaparte tra molte questioni e decisioni ma soprattutto tra intrighi, tradimenti, benevolenze, accordi e rotture. Ecco perché il Castello di Fontainebleau incominciò  a divenire importante stratagemma bonapartiano.
Il castello reale di Fontainebleau (in francese Château de Fontainebleau) è un castello in stile principalmente rinascimentale e classico, situato nel centro della città di Fontainebleau (Senna e Marna), ad una sessantina di chilometri a sud-est di Parigi, in Francia. Le prime tracce del castello di Fontainebleau risalgono al XII secolo. Gli ultimi lavori furono effettuati nel XIX secolo.

Tuttavia la gran storia precedente del castello non è  la ragione di per cui  Napoleone decise di ridare a Fontainebleau l’importanza di un tempo a partire dal 1804.
Lo fece arredare e ci tenne li la sua corte, per la quale fece sistemare 40 appartamenti di stato. Due sere alla settimana faceva dare spettacoli d'opera e di teatro. Fontainebleau divenne anche un luogo di decisioni politiche, come la sala del trono e la biblioteca da lavoro dell'imperatore, dove fece trasferire segretamente il papa Pio VII (già prigioniero dell'Imperatore a Savona) il 20 giugno 1812, e dove ci resterà chiuso per diciannove mesi e firmerà sotto pressione il Concordato di Fontainebleau il 25 gennaio 1813. Il papa lascerà poi Fontainebleau il 23 gennaio 1814.
 Fu qui che Napoleone passò gli ultimi tempi come uomo politico prima di abdicare il 4 Aprile 1814 sotto la pressione dei marescialli Ney, Berthier, Lefebvre, qui si iniziò  il procedimento che lo condusse a firmare poi il trattato di Fontainebleau, che formalizzò la sua abdicazione senza condizioni, fu firmato a Parigi l'11 aprile 1814. La sera successiva, dopo aver vanamente tentato di suicidarsi, pronunciò un discorso, rimasto famoso, alla sue guardie nella corte definita poi «corte degli Addii», scena illustrata dal dipinto “Gli addii di Fontainebleau” di Horace Vernet. 

Disse alla sua Vecchia Guardia: «Continuate a servire la Francia, la sua felicità era il mio unico pensiero!» e li ringraziò: «...da venti anni[...] voi vi siete sempre condotti con bravura e fedeltà!». Napoleone si ricorderà anche del castello di Fontainebleau durante il suo soggiorno a Sant'Elena:
«Ecco - disse - la vera dimora dei re, la casa dei secoli; forse non sarà un palazzo di architetto, ma certamente un luogo di residenza ben calcolato e perfettamente comodo. È qui che vi è senza dubbio quanto di più comodo, di più felicemente posto in Europa...»

«Voilà, disait-il, la vraie demeure des rois, la maison des siècles; peut-être n'était-ce pas rigoureusement un palais d'architecte, mais bien assurément un lieu d'habitation bien calculé et parfaitement convenable. C'était ce qu'il y avait sans doute de plus commode, de plus heureusement situé en Europe...»

Durante il Cento Giorni, Napoleone ci ritornerà solo per un giorno il 20 marzo 1815.
Anche qui la scelta di Fontainebleau non fu una scelta a caso per due motivi: il primo perché  come si è  detto Napoleone era tremendamente legato alla sua famiglia lo era anche dal punto di vista diciamo storico , ci teneva all'albero genealogico e quindi alle sue radici che mostravano un legame con la Toscana prima che con la Corsica. Ne fece una ricerca e da quest’ultima ne derivò  che il castello di Fontainebleau fu il luogo dove nacquero gran parte dei figli di Caterina Dei Medici e di Enrico II, il legame toscano lo avrebbe appassionato; il secondo motivo fu quello legato ai continui piani , sventati, di assassinio alla sua persona e di tradimento e boicottaggio che rendevano sempre più  Parigi una città insidiosa. Il castello era poco fuori in una posizione strategica che ne fece il luogo preferito per gli incontri con tutti i suoi sostenitori ,nobili , aristocratici, politici ed incontri di stato. Ne fanno ciò  il terzo palazzo da lui preferito dove sapeva che , almeno li , risiedessero dei sostenitori fidati, almeno in parte.

4. PALAZZO BUONAPARTE AD AJACCIO

Maison Bonaparte (Casa Buonaparte)
Maison Bonaparte (Casa Buonaparte) è  la casa Natale di Napoleone nonché la casa paterna cioè  quella che nella configurazione sociale era legata alle vicende Corse dei Buonaparte. Collocata in via San Carlo ad Ajaccio fu proprietà  della famiglia dal 1682 al 1923. Quando il padre di Napoleone, Carlo Buonaparte, si sposò  con Maria Letizia Ramolino ne organizzò  una ristrutturazione ed un espansione, e qui nacquero tutti tranne Giuseppe.
Fu la casa che visse, dopo la morte di Carlo,  i discorsi,  le ansie e le paure dei nuovi conflitti tra la famiglia e Pasquale Paoli, che fu il leader del movimento nazionalista  corso.
Nel 1799 I Buonaparte dovettero abbandonare Ajaccio  e lasciarono la casa alle cure di Camilla Ilari, la governante.

Cartolina che mostra l'intero palazzo
Tuttavia, tralasciando i fatti storici di passaggio della casa (in Napoleone questa ricordata tra gioie e dolori), questa residenza era considerata da Napoleone da un lato la casa che raggiungeva nei primi viaggi di ritorno in Corsica (e quando dovette raggiungere l ‘Egitto); dall’altro come la casa della rivincita personale dopo gli eventi di scontro con Paoli sull'isola. Poi i luoghi gli ricordavano quell'infanzia tormentata e disordinata che poi si concluse con il suo allontanamento insieme al fratello in Francia.

Da qui poi chiamò in Francia le sorelle in particolare Carolina e nelle numerose riunioni di famiglia si decisero l’attribuzione di beni e proprietà  a seconda delle necessità. Era qui che Napoleone inviava soldi alla madre nei suoi primi impegni in Francia.

L’isola per Napoleone era piccola e grande allo stesso tempo ed essa manteneva sempre acceso e vivo il legame con le radici  Toscane, da li ne si dedurrà la scelta dell’Elba per il primo esilio. 

5.PALAZZO DELL’ELISEO
L'Eliseo
Appartenuto alla celebre Madame de Pompadour, durante la Rivoluzione francese, divenuto proprietà pubblica, il palazzo fu abitato da Carolina Bonaparte e poi dall'imperatrice Giuseppina di Beauharnais. Il 22 giugno 1815 Napoleone vi firmò l'atto di abdicazione.

Il nome risale alla fine del Settecento, infatti prima il palazzo era detto “Hôtel de Bourbon”, dall'ultima abitante, molto presumibilmente è dovuto alla splendida passeggiata che costeggiava l'ampio giardino alla francese e il palazzo medesimo.

Il quinto posto va senza dubbio a questa residenza, poiché  Napoleone la destino' alla sorella Carolina e a Josephine, nota la poca amicizia tra le due ed in genere tra Josephine e la famiglia  il palazzo fu spesso scena di discussioni e contrasti sempre finiti con occhiate da entrambe le parti. Questi eventi ne fanno del futuro Eliseo il quinto posto.


6. Castello  di Compiegne


Il castello di Compiègne
Il castello di Compiègne, in francese: château de Compiègne, è un castello francese già residenza reale che fu fatto originariamente edificare a metà del XVIII secolo da re Luigi XV di Francia. È situato nella città di Compiègne (dipartimento dell'Oise), nella regione francese della Piccardia.
Distrutto durante la rivoluzione francese, fu ricostruito per disposizione di Napoleone Bonaparte a inizio Ottocento. Assieme alla Reggia di Versailles e al Castello di Fontainebleau, è stata una delle tre sedi governative della monarchia francese.

Durante la rivoluzione francese, il castello passò sotto la giurisdizione del Ministero degli Interni ma finì per essere quasi completamente sventrato. Nel 1795 ogni mobilio fu venduto mentre le opere d'arte furono trasferite al Museo Centrale.

Napoleone vi transitò nel 1799 e poi ancora nel 1803. L'anno successivo, il castello divenne dominio imperiale e nel 1807 lo stesso Bonaparte ne decise il restauro per renderlo nuovamente abitabile.
Gli architetti Berthault, Charles Percier e Pierre François Léonard Fontaine, i decoratori Dubois e Pierre-Joseph Redouté, e gli ebanisti François-Honoré-Georges Jacob-Desmalter e Marcion si occuparono dei lavori di restauro del castello, il cui assetto fu alterato con l'aggiunta di una sala da ballo e la creazione di un giardino collegato direttamente alla vicina foresta.
L'esito finale fu un modello del nuovo stile chiamato “Primo Impero francese (1808-1810)” anche se alcune tracce del precedente décor ancora risultavano visibili. Auguste Luchet ha annotato come di questo castello Napoleone ne parlava come Luigi XIV faceva per Versailles.


Impossessarsi di quelli che erano i simboli della monarchia fu per Napoleone il segno di un abbattimento dei vecchi poteri e la valida presenza del suo nuovo potere. Anche qui bisogna fare attenzione quando si parla di un Napoleone contro la monarchia in quanto documenti archiviati ed attendibili parlano anche di una “lotta" tra logge massoniche e la nuova nata con il nome Bonaparte. Tuttavia i palazzi prettamente politici erano una pedina importante per la nascita imperiale. Sfortunatamente divennero un difetto  cioè  rendevano Napoleone troppo sopra le parti, fattore questo che fece conseguire l'enorme numero di nemici che ebbe.

7. PALAZZO DEL LOUVRE e GRANDE TRIANON

Il palazzo del Louvre
Il palazzo del Louvre (in francese: Palais du Louvre) è una antica residenza reale di Francia situata sulla rive della Senna a Parigi, tra i giardini delle Tuileriese la Chiesa di Saint-Germain l'Auxerrois.

Il complesso occupa circa 40 ettari e forma due quadrilateri principali che includono due grandi cortili: la Cour Carrée ("cortile quadrato"), completato sotto Napoleone Bonaparte. Fu solo con la Rivoluzione Francese che l’idea di trasformare la reggia in un’esposizione di arti e scienza, finalizzata all’educazione, fu realizzata: la neonata repubblica voleva dimostrare la sua superiorità rispetto al passato regime che non era stato in grado di compiere quel passo.
I furti napoleonici o spoliazioni napoleoniche sono una serie di furti di beni, in particolare opere d'arte, effettuate durante le conquiste militari di Napoleone Bonaparte.

Napoleone attuò nel campo dei beni culturali una politica di spoliazione delle nazioni vinte, appropriandosi di opere d'arte dai luoghi di culto, dalle corti e dalle collezioni private delle famiglie nobili dell'Ancien régime che, a scopi propagandistici, trasferiva in prima battuta nel palazzo del Louvre di Parigi dove aveva voluto nel 1795 il “Musée des Monuments Français” oltre che in altri musei di Francia.

La collezione del Museo del Louvre fu inizialmente costituita da reperti tratti dalle collezioni borboniche e dalle famiglie nobili francesi, oltre che da fondi ecclesiastici. Ma già in occasione della prima campagna di guerra nei Paesi Bassi (1794-1795) incamerò oltre 200 capolavori di pittura fiamminga, tra i quali almeno 55 Rubens e 18 Rembrandt.
Con la successiva Campagna d'Italia del 1796 portò in Francia altri 110 capolavori grazie all'armistizio di Cherasco (1º maggio 1796). Stessa sorte subirono, con il trattato di Tolentino (22 gennaio 1797), numerose opere d'arte dello Stato Pontificio. La politica di trasferimento in Francia dei beni dei territori italiani occupati rispondeva a un preciso ordine del direttorio, che il 7 maggio 1796 inviò a Bonaparte le seguenti direttive:

«Cittadino generale, il Direttorio esecutivo è convinto che per voi la gloria delle belle arti e quella dell'armata ai vostri ordini siano inscindibili. L'Italia deve all'arte la maggior parte delle sue ricchezze e della sua fama; ma è venuto il momento di trasferirne il regno in Francia, per consolidare e abbellire il regno della libertà. Il Museo nazionale deve racchiudere tutti i più celebri monumenti artistici, e voi non mancherete di arricchirlo di quelli che esso si attende dalle attuali conquiste dell'armata d'Italia e da quelle che il futuro le riserva. Questa gloriosa campagna, oltre a porre la Repubblica in grado di offrire la pace ai propri nemici, deve riparare le vandaliche devastazioni interne sommando allo splendore dei trionfi militari l'incanto consolante e benefico dell'arte. Il Direttorio esecutivo vi esorta pertanto a cercare, riunire e far portare a Parigi tutti i più preziosi oggetti di questo genere, e a dare ordini precisi per l'illuminata esecuzione di tali disposizioni.»

Proprio i trattati di pace furono lo strumento legale usato da Napoleone per legittimare queste spoliazioni: tra le clausole faceva rientrare la consegna di opere d'arte (oltre all'imposizione di tasse a titolo di tributi di guerra). 

Presa dei Cavalli di Bronzo della Basilica di San Marco a Venezia da parte di Napoleone
Queste stesse opere erano già state individuate in precedenza da una specifica commissione composta da specialisti, al seguito del suo esercito, guidata dal barone Dominique Vivant Denon che seguì personalmente, a questo scopo, sette campagne di guerra.

Le spoliazioni napoleoniche non furono limitate ai dipinti e alle sculture, ma riguardarono anche i patrimoni librari e le oreficerie. Gran parte di questi oggetti preziosi non fecero più ritorno. Il 10 agosto 1793, in occasione del primo anniversario della repubblica, il museo, poi ribattezzato “Muséum Central des Arts de la République”, aprì le sue porte. Non era solo un’esposizione, ma un “palazzo delle arti” dedicato anche allo studio e all’apprendimento. Al museo venivano aggiunte sempre nuove sale, grazie alle opere confiscate durante le guerre condotte dall’imperatore francese, opere che peraltro furono in gran parte restituite dopo la disfatta di Waterloo.

All'indomani della sconfitta di Napoleone nella battaglia di Waterloo (18 giugno 1815) tutti i regni d'Europa inviarono a Parigi propri commissari artistici per pretendere la restituzione delle opere spogliate o il loro risarcimento (per esempio Antonio Canova vi partecipò in rappresentanza dello Stato Pontificio).

GRAND TRIANON

Durante la Rivoluzione il castello  del Grand Trianon fu gravemente danneggiato.
Bisognerà attendere il Primo Impero e Napoleone Bonaparte perché il palazzo riacquisti la sua importanza. Nel 1805 si procedette al restauro dei due palazzi. Dal 1809 al 1810, il castello fu arredato nuovamente. L'imperatore compì numerosi soggiorni nel Trianon fra il 1809 e il 1813. Qui celebrò il suo matrimonio con l'imperatrice Maria Luisa. 

8.Palazzo di Versailles

Versailles
La reggia di Versailles, detta anche palazzo o castello di Versailles (in francese château de Versailles /ʃa'to də vɛʁ'saj(ə)/) o semplicemente per antonomasia Versailles, è un'antica e grandiosa residenza reale.

Il parco della reggia di Versailles si estende su una superficie di 815 ettari, contro gli 8.000 ettari che occupava prima della Rivoluzione francese, con 93 giardini e numerosi elementi architettonici tra cui il Petit ed il Grand Trianon (che furono residenza tra gli altri di Napoleone).
Durante la Rivoluzione francese, dopo che la famiglia reale venne costretta a tornare a Parigi il 6 ottobre 1789, tre anni prima della caduta della monarchia, Versailles cadde in disuso e gran parte del mobilio interno venne venduto. Alcuni lavori di restauro vennero compiuti da Napoleone nel 1810.

Di carattere troppo monarchico, i palazzi dei re furono non molto considerati da Bonaparte nella sua figura politica. Il LOUVRE fu destinato a museo, come già lo era da un po di tempo prima, e altri luoghi furono utilizzati per eventi da organizzare con le case regnanti dei paesi sottomessi. Tutto ciò  ne fa delle regge l'ottavo posto.

9. Le VILLE dell’ISOLA d’ELBA: VILLA dei MULINI       e VILLA di SAN MARTINO  

Villa dei Mulini - Isola d'Elba
VILLA dei MULINI 

La Palazzina dei Mulini, detta anche Villa dei Mulini, è stata una delle due residenze di Napoleone Bonaparte a Portoferraio, durante il suo esilio all'Isola d'Elba (4 maggio 1814 - 26 febbraio 1815). Era una residenza destinata soprattutto alla vita pubblica e di rappresentanza dell'imperatore in esilio, mentre la sua vita privata si svolgeva nella vicina Villa di San Martino.
La casa del giudice, inoltre, fu ingrandita nel 1787 e divisa in due zone: una per il comandante di artiglieria e l'altra per il comandante del Genio. Con l'arrivo di Napoleone nel 1814 l'edificio fu modificato sotto le sue direttive e diventò ben presto la residenza ufficiale dell'imperatore sull'isola, utilizzata quindi anche per ricevimenti e feste. In seguito alla partenza di Napoleone, dopo il 1815 il fabbricato fu abbandonato fino all'arrivo dei Lorena .

L'ampio salone ottenuto riunendo due stanze offre due splendidi affacci, uno interno sul giardino e uno sulla strada di accesso alla villa. L'ambiente, con il soffitto decorato a velario, era originalmente arredato con mobili provenienti in parte da Fontainebleau. Adibito a sala di rappresentanza, veniva impiegato da Napoleone per ricevere le visite non ufficiali.

La Biblioteca aveva quattro librerie e un tavolino coperto da un ampio tappeto. La raccolta, costituita da un nucleo librario di oltre 2.000 volumi, riflette il profilo di uomo colto e appassionato di lettura. Rimangono attualmente ai Mulini i volumi provenienti da Fontainebleau e alcune opere di diversa origine. I libri, legati in marocchino rosso, recano sul dorso e sui piatti esterni la N dorata e impressa insieme allo stemma imperiale. Il leggio in legno dorato, di produzione italiana, si ispira all'originale di Schonbrunn. 

VILLA di SAN MARTINO 

Villa di San Martino o Villa Bonaparte- Isola d'Elba
La Villa di San Martino o Villa Bonaparte è una delle due residenze che Napoleone Bonaparte ebbe all'isola d'Elba fra il maggio 1814 ed il febbraio 1815.
Situata in località San Martino nel Comune di Portoferraio, sebbene sia spesso indicata come casa di campagna era di fatto la più importante destinata comunque alla vita privata dell'imperatore in esilio che, per la sua attività pubblica, si serviva essenzialmente dell'altra casa, la Palazzina dei Mulini, posta nella parte alta di Portoferraio.

Pur essendo una villa di dimensioni ridotte, Napoleone volle che non avesse niente da invidiare in fatto di comodità e raffinatezza alla vita parigina. Nel piazzale antistante la Villa, sul lato sinistro guardando verso Portoferraio, si trovava sino alla metà del XX secolo un grande esemplare di bagolaro, che secondo la tradizione era stato piantato dallo stesso imperatore sotto la guida del giardiniere Claude Hollard.

L’Elba, nella mente di Bonaparte, era una isola mentre prima lui era imperatore dell'Europa. Ha sempre poco accettato l'esilio seppure regale come quello all’Elba. Ne fa di questo il penultimo posto, non era tanto amaro come lo sarà Sant’Elena ma era pur sempre un’azione non decisa da lui.

10. La CASA dell’ISOLA di SANT’ELENA : LONGWOOD HOUSE (l'ultima casa di Napoleone)

Longwood House - Isola di Sant'Elena

Prima di essere trasferito a LONGWOOD Napoleone  visse alla villetta di “The Briars”, luogo dove Napoleone trascorse i suoi primi due mesi di vita sull'isola in attesa che Longwood fosse pronta.
Longwood House fu la residenza dell'ex imperatore dei francesi Napoleone I durante il suo esilio sull'isola di Sant'Elena. Bonaparte la occupò dal 10 dicembre 1815 al 5 maggio 1821, data della sua morte.

Longwood era originariamente una fattoria appartenente alla Compagnia delle Indie Orientali e venne successivamente assegnata come residenza di campagna del vice-governatore dell'isola.

Venne destinata e riadattata ad uso di Napoleone nel 1815. Il governo inglese ad ogni modo ne riconobbe l'inadeguatezza ad ospitare l'ex imperatore ed il suo entourage e poco prima che questi morisse aveva iniziato la costruzione di una nuova abitazione di fianco a quella esistente, casa che il Bonaparte non occupò mai. 

Longwood House - Ingresso
Nel febbraio del 1818, il governatore Sir Hudson Lowe propose a Lord Bathurst di spostare Napoleone a “Rosemary Hall”, una casa che si era liberata e che era collocata in una parte più ospitale dell'isola, riparata dai venti ed ombreggiata. Secondo le indiscrezioni riportate dal generale Gourgaud da London, spinsero Lord Bathurst a mantenere Napoleone a Longwood House perché era più facile da controllare. Il riadattamento della casa ebbe inizio solo nell'ottobre del 1818, tre anni dopo l'arrivo di Napoleone sull'isola.

Molto odiata da Napoleone, la casa di campagna di LONGWOOD era per lui l'ultimo dei posti in cui mai avrebbe voluto andare. Segno per lui di infamia inglese e tradimento.  

A cura di : MARCELLO CEPOLLARO

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LA NASCITA "STORICA" DI NAPOLEONE BONAPARTE
Quando BUONAPARTE divenne BONAPARTE

a cura di Marcello Cepollaro

La nascita della figura storica di Napoleone Bonaparte si ha un momento specifico della vita dell'allora Napoleone Buonaparte, cioè di quel giovane italiano, corso e di buona famiglia che giunse in Francia per fare carriera.

Già qui potremmo avere elementi molto contemporanei di cui discutere. Corre l'anno 1795 un giovanissimo Napoleone non è ancora salito sul gradino della fama ma vive normalmente e soprattutto in condizioni difficili, non ha casa ne amici ne parenti in città, è da alcuni ben visto e da altri mal visto, non ha amori importanti. È un giovane sbandato tra due idee; quelle in grande (dove lui si vedrebbe) e quelle della realtà fatta da troppe opposizioni e sbarramenti, considerati da lui inutili.

Il nostro viaggio inizia proprio in quel lasso di tempo e cioè tra il 25 Maggio e il 16 Ottobre di quel 1795 quando accadono 3 cose importanti: la prima è l'incontro con Josephine, la seconda è la prima missione pubblica affidatagli e soprattutto da un ex suo oppositore, la terza è la sua prima qualifica che designerà la propria ascesa. LA NASCITA STORICA DI NAPOLEONE BONAPARTE 1795-25 Maggio,
Napoleone dopo un breve soggiorno in Corsica ritorna Parigi , qui vi soggiorna l'intero mese di giugno. Fino a quando, diminuito il clima di diffidenza creatosi, inizia a frequentare assiduamente Il Quartier Generale; viene così chiamato per ritornare in servizio. Nominato generale di Brigata di Fanteria visti i buoni risultati a Oneglia, ottenuti proprio con la fanteria, viene destinato all'armata dell'ovest, nella Vandea.


15 Settembre,
Napoleone, però, inspiegabilmente non raggiunge il suo posto di comando all’Armata Ovest, il suo rifiuto non solo è considerato una grave insubordinazione, ma nasce anche il dubbio della sua poca lealtà, anche perché qualcuno si ricordò di quel passato recente che lo aveva visto in galera ad Antibes. Con un Brutale decreto, così, rilasciato delle Alte gerarchie, il Generale Napoleone Bonaparte viene cancellato dalla lista degli Ufficiali Generali in servizio e radiato dai quadri per non aver assunto il posto che gli era stato assegnato.

“Non volevo uno Stato contro lo stato, una nazione contro nazione, una Francia contro la francia, i francesi contro i francesi” (NAPOLEONE)

scriverà poi nel Memoriale di Sant'Elena. Non voleva una lotta di “cortile” fra esercito e tanti poveri disgraziati, lui pensava in grande! Purtroppo l'improvvisa radiazione lo fece ripiombare in un nuovo periodo di amarezza e di triste solitudine a Parigi. Abbandonato da tutti, si lascia andare a profonde e amare riflessioni sugli uomini.
Ma il destino bussa ancora una volta alla sua porta. Era infatti sorta, la nuova rivoluzione. Infatti, approfittando del crollo di Robespierre, i Realisti avanzavano decisi a rovesciare la Convenzione. I primi di ottobre la rivolta scoppiò. Un momento grave per Parigi. Drammatico. Ma ecco comparire un uomo che in passato aveva criticato Napoleone a Tolone, il quale si era unito alle critiche sul giovane comandante, ma che aveva alla fine riempito un rapporto sulle sue note caratteristiche, che erano abbastanza singolari.

Era Paul Barras, ora membro del Direttorio che governava la Francia dopo la caduta di Robespierre. Si ricordò dei Cannoni di Tolone, e del fare costante e irruento di quel giovane comandante, che aveva avuto però l'ardire di biasimare un suo intervento con un “mi lasci fare il mio mestiere, e lei faccia il suo” . Nessuno gli aveva mai parlato così, con una arroganza così affascinante ed aveva solo 23 anni.
Nell'ora più turbolenta e ribelle della Francia, il destino bussò nel corso della notte ancora la porta di un Napoleone sopraffatto nella sua stanzetta dell'hotel povero dove viveva, dalla solitudine e dallo sconforto. Due giorni prima il fratello si era sposato ed era partito per la Corsica. Si pentiva di non averlo seguito sposando la cognata Desirèe, la sorella di Julie che Giuseppe aveva preso in moglie e solo la sera prima, dove aveva parlato con Junot, un ufficiale che aveva conosciuto a Tolone , l'unico amico che non si era allontanato nella sua disgrazia, guardando i preparativi degli insorti contro la Convenzione, aveva esclamato: “Se costoro mi eleggessero capo, farei aprire Le Tuileries in due ore e caccerei quei miserabili della Convenzione”.

Poi giunse Il tocco del Destino, in piena notte alla sua porta bussava Barras, che non esitò un attimo a togliere dall'ombra Napoleone per offrire a lui l'incarico di annientare i movimenti sediziosi. Barras era convinto che non c'era un uomo deciso, energico e capace come Napoleone in tutta Parigi e fra tutti i Generali della Francia. Non si sbagliava! Ed era anche arrivato in tempo! Perché Napoleone con tutto il veleno che aveva in corpo stava passando quasi dall'altra parte.

5 ottobre – (13 Vendemmiao)

Napoleone ha riassunto repentinamente il servizio come Comandante della Piazza di Parigi. In un baleno affronta le difese, schiera i suoi cannoni e annienta in poche ore, a suo modo, la rivolta parigina realista. L’affronterà di petto e non esitandoa a dirigere sugli insorti il fuoco dei Cannoni con alzo zero.

Dalla triste solitudine della stanza d’hotel, all'uomo che il governo definisce ora “il Salvatore” ed erano passate solo 20 ore. Da questo momento, ha davanti a sé vent'anni esatti per sconvolgere l'intera Europa. L'episodio lo rese famoso in tutta Parigi, metà dei parigini lo soprannomina il mitragliatore l'altra metà il generale Vendemmiao, riferendosi non solo al mese ma anche al modo energico di come aveva affrontato la situazione e fatto diventare rosse le strade di Parigi. E generale poi lo divenne, questa volta di Divisione.
La straordinaria fortuna di Napoleone inizia proprio nella notte del 5 ottobre, in seno al Governo. In poche ore, dopo aver sedato una rivoluzione in quel modo, rimuovendo anche ogni velleità futura dei Realisti. E tutto ciò doveva essere indubbiamente opera di un uomo straordinario. Su questo Ormai erano tutti d'accordo. Paul Barras poi era al settimo cielo. Aveva infatti visto giusto!
16 ottobre

La fama di questi 10 giorni, porta con sé onori, gradi e amori. Napoleone è festeggiato ovunque, riceve la nuova nomina come comandante del corpo d'armata dell'interno, e ha l'occasione di conoscere la vedova del Generale Beauharnais finito sul patibolo. La bella trentaduenne Creola Giuseppina Tascher de la Pagerie, nata in Martinica.

Josephine e Napoleone

La Convenzione, finita la rivolta,
per prudenza aveva ordinato alla popolazione la consegna di ogni tipo di armi. Giuseppina (
Josephine) ricevuta una perquisizione, con i Gendarmi ligi al dovere, fu costretta a consegnare loro anche la spada del defunto marito che aveva parcheggiato con i ribelli.

Napoleone, ricevuta una supplica dalla vedova, intervenne con un gesto cavalleresco, gli fece restituire l'arma. La donna il giorno dopo andò a ringraziarlo di persona per aver ricevuto la spada indietro, ma nel farlo non con la spada ma con il dardo dell'amore gli trafisse il cuore all'istante. Quattro mesi dopo era sua moglie, il successivo 9 marzo.
Napoleone in questo periodo cambia anche il cognome che da Buonaparte diventa Bonaparte, dopo la sua impresa che ha fatto fallire l'insurrezione popolare, il 26 dello stesso mese la Convenzione si scioglie e viene insediato il primo Direttorio.

Babeuf, sul Tribun peuple, pubblica il manifesto des plebeiens. Vi si Rivendica l'instaurazione di un regime di uguaglianza reale attraverso la comunità dei beni e dei lavori.
Qualcosa cambia nella politica interna e in quella internazionale. Si iniziano così a fare progetti grandiosi nel nuovo Direttorio.


Introduzione
a cura di Marcello Cepollaro


1.1

Quando uno dei più grandi letterati italiani, Alessandro Manzoni, da una grandiosa e più umana sua descrizione poetica, non solo la Francia ma a poco a poco tutti gli altri stati iniziano a soffermarsi su ciò che Bonaparte fu. Infatti è con la sua morte che l'Imperatore dei francesi, come voleva essere definito, che emerge una figura di se stesso più completa per non dire diversa cioè quello dello stratega, del personaggio storico, del vero protagonista, di generale e di amministratore del governo.

A questi appellativi difficilmente riscontrabili nella mente di molti potenti all'epoca napoleonica si aggiungono poi le considerazioni e le aggettivazioni come abile, astuto, ambizioso e geniale. 


Napoleone Bonaparte, italiano, ad occhi moderno potrebbe apparire come un privilegiato di un'altra epoca ma in realtà la sua vita fu altamente varia con un inizio particolarmente comune alla giovane età di ogni individuo. E' da ricercare infatti la persona e non il personaggio proprio durante quei periodi.


La presente pagina vuole ripercorrere da un punto di vista Storiografico la storia di Napoleone Bonaparte che è fatta non solo di azioni belliche ma sopratutto di tattiche nella vita quotidiana non solo sul campo di battaglia ma anche nella vita privata, sociale ed infine politica.


Una vita spesa in trionfi e sconfitte, mosse astute ed errori, il periodo napoleonico ha dovuto combattere diversi nemici, da quelli fisici a quelli invisibili, come i tradimenti, i sotterfugi ed oscure alleanze che con il tempo hanno indebolito la struttura napoleonico. 


Il VIDEO ripercorre in 14 minuti due aspetti : il "privato" Napoleone ed il "pubblico" Bonaparte.


Solo 19 anni dopo, per essere ben sicuri della vera morte dell'Imperatore, gli inglesi consentiranno nel 1840 che ciò che rimane delle spoglie di Napoleone Buonaparte raggiunga Parigi, per essere riconosciuto per ciò che ha fatto nella sua epoca, ed essere immortalato nella gloria della storia franco-europea





Napoleone e Luigi XVIII di Borbone 

Monarchia o Repubblica: Il tormentato rapporto di un ex Re ed il nuovo Potere Consolare

a cura di Marcello Cepollaro

1.2
Luigi XVIII di Borbone nacque a Versailles il 17 novembre 1755 e morì a Parigi il 16 settembre 1824, noto anche col nomignolo di "Il Desiderato", fu Re di Francia dal 1814 al 1824.

Nipote di Luigi XV e figlio del delfino di Francia Luigi e di Maria Giuseppina di Sassonia, era il fratello minore del Re ghigliottinato durante la Rivoluzione Francese, Luigi XVI. Proprio a causa della rivoluzione, trascorse ventitré anni, tra il 1791 ed il 1814, in esilio e nuovamente nel 1815 durante i Cento Giorni di Napoleone Bonaparte di ritorno dall'Elba.

Tuttavia, dopo un periodo della sua vita vissuta alla corte del fratello e a Parigi, Luigi XVIII venne costretto ad abbandonare Verona dove aveva iniziato un manifesto politico per far ritornare la monarchia in Francia, nel periodo in cui Napoleone Bonaparte invase la Repubblica di Venezia nel 1796.

Luigi XVIII tentò più volte una corrispondenza con Napoleone Bonaparte come nel 1800, periodo in cui Bonaparte era Primo Console di Francia, nella quale gli richiedeva, per il bene della Francia, di restaurare al potere i Borbone, promettendogli in cambio appannaggi personali. Ma il futuro Imperatore rimase immune alle proposte di Luigi e continuò a consolidare la propria posizione al governo della Francia.

Napoleone Bonaparte, primo console di Francia, aveva oramai capito che per controllare le masse popolari doveva agire come in una guerra, ma non riusciva ancora a credere che si dovesse arrivare a tanto pur di poter gestire la situazione. Alla Malmaison giungevano ogni giorno migliaia di scritti e lettere che Bonaparte in persona apriva e leggeva, e a dire il vero un assiduo scrittore era proprio Luigi XVIII.

Fu in uno dei tanti incontri con Louis Antoine Fauvelet de Bourrienne (Sens, 19 luglio 1769 – Caen, 7 febbraio 1834), politico e diplomatico francese,  che fa luce delle continue lettere scritte dall’ ex sovrano. 

Bourrienne era legato a Napoleone da una profonda amicizia, avendo frequentato la stessa scuola militare e lo fece segretario particolare e consigliere di Stato (1801) quando Bonaparte divenne generale comandante l'Armata d'Italia.
Tuttavia perdette molto presto la sua posizione essendo implicato in un'attività commerciale fraudolenta e, dopo aver vissuto una vita politica movimentata, si allineò al regime dei Borbone e divenne direttore delle Poste francesi mentre il 12 marzo 1815 fu nominato prefetto di Polizia.
Gli avvenimenti della Rivoluzione di Luglio del 1830 causarono la perdita delle sue fortune e Bourienne uscì di senno.

Bonaparte mostra una lettera a Bourrienne, dicendogli “ecco cosa gli ha scritto il nuovo Luigi XVIII”:

“State perdendo tempo prezioso, noi possiamo garantire la pace e la tranquillità della Francia. E dico noi perché ho bisogno di un Bonaparte per riuscirci, e Bonaparte non potrebbe riuscirci senza di me.”

Napoleone fa un cenno a Bourrienne. Vuole dettare la sua risposta al Borbone. È il 7 settembre 1800.

Ecco la repentina risposta di Bonaparte:


" Monsieur,

Ho ricevuto la vostra lettera, vi ringrazio delle gentili espressioni che mi rivolgete. Non dovete desiderare di ritornare in Francia: dovreste marciare su 100.000 cadaveri. Sacrificate il vostro interesse alla tranquillità e alla felicità della Francia ... la storia ve ne renderà merito. Io non sono insensibile alle sventure della vostra famiglia. Contribuirò volentieri a rendere piacevole e tranquillo il vostro ritiro.”

                                                                              Bonaparte
                                                               Primo console della Repubblica

Di Bonaparte emerge una figura da vero uomo che gestisce tutto di proprio pugno.
Detta imperioso. Corregge. Diventa giurista. Gli piace questo lavoro di organizzazione. Crea e modella le istituzioni. Qui apre nuove strade, là decreta l'obbligo di creare degli archivi. Concepisce la Banca di Francia. Tra una decisione e l'altra va a caccia di volpi intorno alla Malmaison, ma senza passione.

Cavalca distratto rapito dai suoi pensieri, ha già riportato la sicurezza nel sud della Francia contro i briganti che si dichiaravano realisti. Prosegue nella pacificazione dell'Ovest.

Vorrebbe fare la pace con le altre nazioni quella che il popolo reclama. Ma l'Austria resiste e a fine luglio ha respinto le sue proposte di pace, e poi c'è sempre l'Inghilterra, irriducibile, forse bisognerà riprendere la guerra.

Se Luigi XVI avesse fatto prendere a cannonate il popolo che invadeva le Tuleries forse sarebbe ancora vivo, bastavano però le armi a mantenere gli uomini nei ranghi? Ai soldati, agli eroici generali della Battaglia di Marengo ha fatto distribuire onorificenze, sciabole, fucili e decorazioni. Sono loro che hanno celebrato. Ma il popolo? Questa domanda l'ossessionava. A cosa valevano le leggi se le istituzioni stabilite da secoli, e Napoleone ha vissuto tutto questo, venivano rovesciate da un enorme ondata?

Quali che fossero le loro promesse, i Borbone sarebbero rientrati in Francia mossi dal feroce desiderio di riconquistare tutta la loro eredità con gli 80.000 immigrati che li avrebbero accompagnati a condividere quel desiderio. 

Quale sarebbe sata allora la sorte dei regicidi, degli uomini che si sono esposti in prima fila durante la Rivoluzione? E la sorte dei beni nazionali e quella montagna di transazioni effettuate negli ultimi 12 anni, che fine avrebbero fatto? Sarebbe stata una cosa difficile da prevedere.

A passi lenti Napoleone rientrò nel suo studio e, continuando a parlare con  Bourrienne proseguì "sto bene! Quanto alle donne, Josephine e Ortensia, non si tormentino! Ma non parliamone più! Oramai ho deciso! Che mi lascino fare e si occupino di cucito."


A seguito di tale risposta e del continuo epistolario tra Bonaparte e Luigi XVIII, il Senato di Napoleone richiamò Luigi XVIII al trono a condizione che egli avrebbe accettato la Costituzione e riconosciuto il potere di un Parlamento Bicamerale eletto ogni anno, oltre alla bandiera tricolore. 

Luigi XVIII si oppose alla Costituzione del senato ed iniziò a dichiarare la connivenza dell'attuale senato con tutti i crimini del Bonaparte appellandosi al popolo francese.  

La Costituzione senatoria venne bruciata dai realisti di Bordeaux e lo stesso consiglio municipale di Lione votò per diffamare il Senato stesso.

Quando si ebbe la Restaurazione Borbonica il Senato francese osservò l’abdicazione di Napoleone ed acconsentì il ritorno della Monarchia Borbonica. Ma durante i Cento giorni, Luigi XVIII, non rimanendo particolarmente impressionato dall'azione di Bonaparte, determinò in questo modo l’ulteriore sua sconfitta sottovalutando la nascita delle numerose diserzioni nell'esercito borbonico che andarono tutte a confluire in quello napoleonico che si ingrandiva nel prosieguo della sua avanzata.


Le sottostime di Luigi XVIII diedero prova di essere disastrose. Il 19 marzo, l'esercito del Bonaparte giunse a Parigi. In quello stesso giorno Luigi XVIII abbandonò la capitale con una piccola scorta nella notte. Luigi decise in un primo momento di andare a Lille e poi da lì di giungere nei Paesi Bassi.

Con la decisiva fine del periodo Borbonico la Francia decise di riportare Luigi XVIII come Re dei francesi fino il 16 settembre 1824 giorno della sua morte.



                                                           




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